I Pinoli italiani

Ti ricordi quegli odori della resina dei pini? È probabilmente uno degli odori più intensi che il mio olfatto abbia mai sentito, in grado di risvegliare tutti quei ricordi dell’infanzia.

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È inizio estate, corre l’anno 2000, e come per ogni estate con alcuni amici cerchiamo quanti più pinoli possibili, qui nella pineta di Cervia, per noi è solo un gioco, ma questa è la pineta più grande d’Italia e richiama l’attenzione di raccoglitori da ogni dove della nostra penisola. Poi, ad un tratto, è tutto finito, noi forse anche per maturità ci siamo stancati dei pinoli, ma i raccoglitori non li ho più incontrati.
Mi sono sempre chiesto il perché sia successo e fino ad oggi ho sentito tante storie diverse ma nessuna che mi abbia davvero soddisfatto.

Dopo 19 anni, su incarico di Euro Company trovo alcune di queste risposte, di una storia che avevo quasi dimenticato…
Mi trovo a Napoli, nell’azienda di Ciavolino, ci racconta che in passato la raccolta delle pigne rappresentava un’operazione faticosa e anche molto pericolosa: i raccoglitori, infatti, si arrampicavano sui pini utilizzando arpioni ai piedi, corde e imbragature.
Oggi la raccolta avviene ancora a mano, ma perlopiù tramite elevatori meccanici. Esistono ancora alcune realtà, dov’è possibile assistere alla raccolta tradizionale con lo scopo di mantenere viva la memoria di un mestiere, quello del raccoglitore, che ha segnato la vita di generazioni.

In seguito alla raccolta il processo di lavorazione prevede le fasi di estrazione dei pinoli dalla pigna, la sgusciatura e la cernita. Le pigne vengono riscaldate per essere “ammorbidite” e favorire la fase di apertura, che permette di separare la pigna dai pinoli in guscio. È interessante come in alcune aziende la parte legnosa di scarto della produzione venga impiegata per alimentare le caldaie dell’azienda stessa o venduta come biomassa per produrre energia.

Purtroppo da 10 anni a questa parte la produzione italiana l’Italia rischia di restare senza il pinolo, e il rischio è più che concreto causa di un insetto della famiglia dei Coreidi (Rhynchota Heteroptera).
Si tratta del Leptoglossus occidentalis anche detta la cimice dei pini: un insetto alieno proveniente dal Sud America. L’insetto inietta il veleno nella pigna bruciandola quando è appena nata e compromettendone la produzione.
Al momento l’unica soluzione sembra sia quella dell’introduzione di un insetto antagonista.
Nonostante questi forti problemi il pinolo italiano continua ad essere prodotto privilegiato, a causa della posizioni e del clima della nostra penisola, che gli permette di avere un sapore ed un gusto senza euguali.

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Euro Company

Fotografia
Isacco Emiliani

Storytelling
Isacco Emiliani

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