Intervista a Marie, una donna Inuit in un villaggio a Nord dell’Alaska
Ci troviamo in uno dei villaggi più a nord dell’Alaska, dove finisce l’Arctic National Wildlife Refuge e la tundra artica sfocia nel mare di Beaufort, l’ultima frontiera prima dell’oceano artico.
Qui dove troviamo il cuore pulsante di una terra rimasta immutata nei secoli incontriamo Marie, una donna inuit che da sempre abita questa terra.
Con lei condividiamo intere giornate e viviamo in prima persone le difficili sfide di questo territorio e le tradizioni del mondo inupiaq: cosa è cambiato, cosa vuol dire abitare l’artico, cosa vuol dire oggi essere essere i nativi di questa terra.
Una terra che giorno dopo giorno si riduce e cerca un nuovo collocamento per via dell’erosione del permafrost.
Le case non sono più sicure e le mareggiate sono sempre di più, ogni estate vediamo una parte di terra lasciarci.
Infatti Kaktovik, il villaggio di Barter Island è uno dei villaggi a più rischio di tutta l’Alaska, “non riesco a pensare che un giorno potrebbe scomparire”.
La caccia è sempre più compromessa così come la pesca.
Il clima è cambiato, il ghiaccio è sempre meno stabile e le migrazioni di tutti gli animali sono cambiati.
“Mi sarebbe piaciuto vivere come un tempo, seguendo le stagioni con cibo fresco ogni volta.” Oggi infatti gran parte dei viveri arrivano in aereo sopratutto nei mesi invernali, il permafrost che un tempo faceva da “frigor” per le stagioni estive oggi conserva sempre meno il cibo.
Ma non stiamo subendo solo noi tutto questo, gli orsi polari, i più grandi predatori dell’artico, maestosi mammiferi che si sono evoluti per prosperare nel clima più feroce sulla terra, ora stanno lottando per sopravviverci.
Infatti sempre più spesso vengono trovati lungo del villaggio, questo perchè il ghiaccio è sempre meno stabile e sempre più di frequente ci siano casi di annegamento a largo della costa.
Il nostro governo intanto vuole fare la parte di Dio, vuole controllare tutti gli animali. Ma com’è possibile contare gli uccelli?